Annalisa Corrado, ingegnera meccanica, ecologista, autrice di Le ragazze salveranno il mondo
“Cosa altro deve succedere perché le persone comprendano davvero quanto sia profondamente sbagliato il nostro modello di sviluppo? Quale altra calamità si deve manifestare perché si capisca quanto sia alto il prezzo da pagare per un rapporto predatorio e vorace con la natura?”
Era questa la domanda che ronzava per la testa a molti ecologisti, fino a un paio di anni fa, nel constatare quanto, per ancora tantissime persone, realtà inconfutabili come il cambiamento climatico, l’insalubrità dei territori, la distruzione degli eco-sistemi o come la plastica nei mari, non si elevassero mai a reale allarme, restando più simili a un fastidioso ronzio di fondo, che al suono inconfondibile di una sirena spiegata.
Eppure l’infittirsi di notizie di eventi meteorologici estremi che schiaffeggiano varie parti del mondo avrebbe potuto essere sufficiente; ancor più semplicemente, sarebbe bastato guardarsi in casa, in Italia (con la tempesta del Vaia, con le inondazioni che picchiano su territori già storicamente infragiliti dal dissesto idrogeologico e dalla cementificazione, con i caldi anomali, con la siccità che amplifica gli incendi, con la grandine gigante e gli improvvisi geli in primavera o estate…) per avere contezza del fatto che un fenomeno di dimensioni planetarie come il surriscaldamento globale abbia delle ricadute puntualissime sui territori e sulla quotidianità di ciascuno.
“Cosa altro deve succedere?” Ci si domandava.
Ed è successo, purtroppo, che una “pandemia annunciata” dalla comunità scientifica e dall’OMS si sia abbattuta sulle vite di tutti e di ciascuno, proprio come farebbe un ciclone. Una pandemia causata da un fenomeno chiamato “spill-over” (ossia salto di specie) anch’esso sempre esistito, ma negli ultimi tempi sempre più frequente: era successo con l’HIV, poi con la SARS, con l’aviaria, con l’Ebola. È successo e può succedere ancora, perché la distruzione degli eco-sistemi primari e la moltiplicazione di contatti impropri tra animali selvatici, animali da allevamento, esseri umani ci espongono al contatto con virus e batteri presenti sul pianeta da molto prima di noi.
Il Covid-19, generando una crisi mai vista, ha portato con sé un nuovo pezzo di puzzle. Il disegno che compare è sempre più chiaro: non è possibile, né auspicabile, tornare a quella normalità malata che ha messo e continua a mettere tutti in pericolo, basata su un’illusoria capacità della natura di fornire risorse e di riorganizzarsi in base alle esigenze degli esseri umani.
Tanto le Nazioni Unite, con i 17 obiettivi dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile al 2030, quanto i Paesi firmatari degli accordi di Parigi nella COP21 hanno tracciato un solco netto all’interno del quale dovrebbero muoversi all’unisono i Governi. Adesso occorre riprendere in mano quel preziosissimo patrimonio comune, ed evitare di fare quanto di peggiore si possa fare con una crisi terribile come quella che stiamo ancora attraversando: sprecarla.