In un momento storico-politico mondiale in cui tra clangori di guerra, flussi di migranti, e scellerate prese di posizione sull’energia e le emissioni, si profilano scenari tutt’altro che rassicuranti, riponiamo qualche speranza residua, almeno per il futuro, nelle nuove generazioni. Cercando di inculcare loro – sebbene noi adulti non possiamo definirci di grande esempio – una “coscienza solidale” che induca al rispetto di persone e cose che ci circondano.
I presupposti ci sono: lo evidenzia una indagine realizzata dall’Associazione Laboratorio Adolescenza e Coop su “Adolescenti e impegno sociale” (campione nazionale di 2000 studenti di terza media tra i 12 e i 14 anni). Gli adolescenti appaiono naturalmente disponibili ad un impegno sociale, ovviamente a loro misura. Oltre il 90% degli adolescenti intervistati sa (bene o abbastanza bene) cosa si intende per volontariato ma, soprattutto, il 55% ritiene che anche alla loro età sia possibile impegnarsi in alcune attività di volontariato. La più indicata riguarda l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente, ma ci sono molti adolescenti che pensano di potersi impegnare anche in attività di sostegno e supporto a persone anziane e malate, partendo, ovviamente, dal proprio ambito familiare e amicale.
Il 20% degli adolescenti intervistati fa già parte di un gruppo che si dedica anche ad attività di volontariato (scout, gruppo parrocchiale, ecc…), mentre la metà afferma che da grande dedicherà parte del proprio tempo ad attività di volontariato (tra le femmine la percentuale sale al 54%).
In teoria, di fronte ad una serie di possibili attività solidali proposte (da effettuare, rinunciando a parte del proprio tempo libero), l’80% concretizzerebbe il proprio impegno ecologico impegnandosi nella raccolta differenziata dei rifiuti o nella pulizia di strade e scuola, il 69% aiuterebbe una persona anziana a fare lavoretti domestici e commissioni fuori casa o aiuterebbe, nello studio, i compagni che hanno qualche difficoltà. Meno disponibilità invece – nota negativa – nell’aiutare i compagni che non conoscono bene l’Italiano ad imparare la lingua.
Ma il problema concreto è che oltre il 50% dei ragazzi e delle ragazze che sarebbero interessati ad impegnarsi attivamente non sa come e dove farlo. Ed è questo il punto sul quale dobbiamo maggiormente riflettere e dove la scuola potrebbe avere un prezioso ruolo di stimolo e di indirizzo. Abbiamo, intorno a noi, un’energia positiva e disponibile: cerchiamo di utilizzarla al meglio e – per rimanere in ambito ecologico – non “disperdiamola nell’ambiente”.