La scuola va aperta, va chiusa? C’è chi la crede malata e guaribile, chi la crede moribonda e chi addirittura la dichiara morta. Ma si può salvare la scuola in un momento di crisi e di stordimento generale? Rileggendo i miei articoli degli anni passati, scritti in tempi di prepandemia, mi stupisco di quanto siano attuali. Riscontro come allora, nei confronti del sistema scolastico, una triste inerzia, un silenzio condiviso, uno sconcerto e una mancanza di fiducia nel futuro che ogni volta mi sorprendono e mi avviliscono.
Niente può cambiare se non c’è la voglia di cambiare, se non si crede che le proprie iniziative potranno modificare in meglio le cose.
Come diceva l’amato David Hume, senza una partecipazione dei sensi, dell’intelligenza e della vitalità emotiva non viene fuori niente dal nostro agire quotidiano.
L’istituzione dell’insegnamento nazionale ha bisogno di investimenti, questo è chiaro, ma oltre agli investimenti economici, alla scuola servono fiducia, entusiasmo, amore per il grande potere della conoscenza. Serve un investimento etico ed emotivo.
Nelle scuole in cui gli insegnanti si mettono in discussione, parlano con i ragazzi, li rendono protagonisti del loro pensiero, gli studenti rispondono splendidamente. Solo quando i docenti si trincerano dietro la loro professione che considerano intoccabile e rigidamente costruita, i ragazzi si perdono e diventano preda delle peggiori trappole mediatiche. Gli insegnanti che creano vita e futuro sono coloro che credono in ciò che fanno, che hanno il coraggio di rischiare, che si sacrificano per dare il meglio di sé in un ambiente ostile e precario, che praticano la maieutica
socratica indagando e scovando i talenti nascosti e le energie segrete dei giovanissimi.
So bene che non è facile dedicarsi a questa pratica in un momento di dispersione, di pessimismo, di sfiducia e di stanchezza collettiva, ma molti, più di quanti si pensa, lo fanno e nel senso migliore. Gli insegnanti lavorano col futuro e il futuro è misterioso, a volte buio come le notti senza luna. Ma chi crede nel futuro è capace di attendere che dietro quelle nuvole rispunti la chiara luce dell’universo in moto, ed è quello di cui ha bisogno la scuola in questo momento.
Mi sento a mio agio quando mi trovo con gli occhi immersi negli occhi di un ragazzo o di una ragazza, per una intesa che va al di là della occasione, in un mondo ideale in cui le generazioni si commisurano, si riconoscono, si sfidano, e si regalano qualcosa di prezioso.